CHAKRA


QUINTO CHAKRA – VISHUDDHA – 
IL PURISSIMO


È localizzato nella gola ed è «puro», come dice il suo nome, poiché ormai lo yogin nel suo cammino di ascesa e di riattivazione dei chakra si è purificato.
Vishuddha appare come un loto di colore porpora, secondo lo Shritattvacintamani, turchese, secondo altre scuole più recenti, con sedici petali su cui sono rappresentate vermiglie le sedici vocali dell’alfabeto sanscrito: a (breve), a (lunga), i ( breve), i (lunga), u (breve),
u (lunga), r (considerata vocale, breve), r (lunga), l (considerata vocale, breve), l (lunga), e, ai, o, au, n (quale nasalizzazione), h (quale mezza aspirazione).
L’elemento correlato è l’etere (anche nel senso di spazio), rappresentato da un mandala circolare bianco come la luna piena.
L’organo di senso rapportato al vishuddha è l’orecchio, sede dell’udito, mentre l’organo di azione è la bocca.
La caratteristica principale di questo chakra è il vuoto, per cui la concentrazione operata sul vishuddha realizza il vuoto.
Il bijamantra «ham», cioè la lettera «ha» nasalizzata, è quello della regione eterea, rappresentato come un dio dal colore bianco niveo, con quattro braccia, con il nodo e il pungolo in due mani e le altre due atteggiate nel gesto che dissipa la paura e in quello che elargisce doni, seduto su un elefante bianco.
In alcune raffigurazioni più recenti in vishuddha compare anche un elefante bianco.
Nel puntino posto sulla lettera per nasalizzarla è inscritto Sadashiva, altro aspetto del dio Shiva, bianco come la neve, con cinque visi con tre occhi ciascuno e dieci braccia le cui mani recano il tridente, l’ascia, il coltello, la folgore, la fiamma, il serpente, la campana, il pungolo, il nodo e fanno il gesto che dissipa la paura, vestito di una pelle di tigre, i cobra avvolti attorno al collo e alle braccia e nei capelli la falce lunare con la punta rivolta verso il basso e stillante ambrosia. Sadashiva è unito alla sua sposa Parvati, qui chiamata Girija, in maniera tanto stretta da formare una figura androgina, cosicché l’immagine appare in parte argentea e in parte aurea, in quanto Girija ha il colore dell’oro; la cavalcatura è il toro Nandin, bianco in quanto simboleggia il controllo e la sublimazione dell’energia naturale rappresentata da questo animale, le cui corna rimandano all’ambito lunare e quindi alla mezzaluna che orna i capelli di Sadashiva.
La Shakti qui si proietta come Shakini, assisa su un mucchio di ossa, bianca come l’oceano di latte, vestita di giallo, con cinque visi e tre occhi in ognuno di essi, con le quattro braccia che recano in mano l’arco, la freccia, il nodo scorsoio e il pungolo.
E’ ghiotta di latticini ed è associata alle ossa, uno dei sette tessuti costitutivi del corpo.
Sempre in vishuddha, dentro la regione eterea rappresentata dallo yantra circolare, vi è un triangolo con inscritta la regione della luna, un cerchio che ne simboleggia la pienezza.

 

Vishuddha,la realizzazione dell’autocoscienza

 

È situato nella gola, all’altezza dellla tiroide.
Il suo simbolo comprende, andando dall’esterno verso l’interno, un fiore a sedici petali (4×4) con inscritto un triangolo a punta in giù con dentro un cerchio.
Il numero 16 è il quadrato di quattro, ovvero il quadrato che si moltiplica per se stesso. Come giù sappiamo, il 4 e la sua rappresentazione geometrica, il quadrato, sono in tutte le tradizioni i simboli della manifestazione universale, della materializzazione del cosmo.
Ora, con l’aggiunta di una seconda dimensione, descritta dalla sua elevazione al quadrato (4×4 = 4 alla seconda), il quaternario può rispecchiarsi in se stesso, riflettersi. Il 16 diviene perciò il simbolo della manifestazione che ha raggiunto la capacita, moltiplicandosi per se stessa o proiettandosi in una nuova dimensione, di potersi «vedere», di autocontemplarsi.
Ciò, per traslato, rappresenta il percorso dello sviluppo psichico con la sua capacità di «rendersi conto di sé», di acquistare autocoscienza.
I pitagorici giuravano «per il quadrato di quattro», come a dire per la conoscenza del cosmo o per la coscienza dell’uomo.
L’evidenziazione del quaternario corrisponde, infatti, al punto di vista cosmologico, cioè relativo alla conoscenza del cosmo, e ugualmente corrisponde alla presa di coscienza dell’uomo da parte di se stesso.
Il triangolo, figura geometrica del ternario, è qui simbolo di un fuoco virtuale, generatore e trasformatore, dell’energia necessaria per ogni esistenza. La punta diretta verso il basso significa che agisce sulla materia terra; la punta diretta verso l’alto significa che viene privilegiato l’aspetto creativo rivolto verso lo spirito cielo.
Il cerchio è qui simbolo dell’unità indivisa che precede ed è in tutto; l’onnipotenzialità iniziale, che è necessario recuperare per passare ad altra forma. È infatti interno al triangolo, che ne rappresenta il passaggio successivo, ne è il suo nucleo, il seme primordiale.
Sul piano della manifestazione è la flessibilità onnipotente dell’acqua da cui tutto proviene e a cui tutto ritorna.
In tutte le tradizioni il destino dell’acqua è «quello di precedere la creazione e di riassorbirla… Tutto ciò che è forma si manifesta al di sopra delle acque, staccandosi da esse.., e ogni forma si rigenera (solo) tramite immersione nelle acque». Nell’acqua la forma si dissolve e solo dopo questa dissoluzione può rinascere.
Questo è anche il simbolismo del battesimo nella nostra tradizione cristiana, come rinascita dopo la morte simbolica nell’acqua.
Nel simbolo di vishuddha l’acqua è circoscritta dal triangolo che rinforza e sottolinea, in quanto fuoco generatore, la spinta di ciò che passa attraverso quest’acqua verso nuove modalità dell’essere.
Questo chakra che riunisce in sé i tre simboli geometrici fondamentali, per il loro significato congiunto, sembra sancire l’inizio di una nuova esistenza, di una nuova modalità dell’essere.
La materia (quadrato), ritrovata la sua onnipotenza iniziale (cerchio), viene diretta (triangolo) verso un nuovo piano di manifestazione (quadrato di 4), che la «riflette» e da dove si può contemplare.
Le figure geometriche sono completate e meglio specificate da ulteriori simboli. Vi è l’elefante, che qui è bianco, come a volere simboleggiare l’avvento della luce o, in termini psicologici, della coscienza; la memoria diviene cosciente: il bianco, infatti, è contrapposto al nero del primo elefante e rappresenta la luce che illumina le tenebre dell’inconscio. Rimanda, in questo senso, al manifestarsi di capacità di apprendimento memorizzazione e linguaggio.
Il dio con il tridente sancisce il potere sui tre mondi raggiunto in questo chakra: asura-umano-divino.
Il potere sui mondi manifestati è confermato dalla presenza del serpente che simbolizza qui il potere sullo scorrere dei tempo in quanto attributo proprio della manifestazione. «Ogni forma, non appena si è staccata dalle acque, non appena ha cessato di essere virtuale, ricade sotto la legge del Tempo e della Vita».
La dea seduta sulle ossa riconferma il raggiunto potere sulla materia e sull’individualità, il cui nucleo inestinguibile sarebbe presente secondo alcune tradizioni proprio nelle ossa.
Da quanto appare esaminando i simboli di vishuddha, questo chakra rappresenta un particolare tipo, o livello, o configurazione di energia, che pare costituire un punto di passaggio e trasformazione dell’energia/materia corporea dal basso verso l’alto o viceversa.
Un punto dove è possibile la creazione e l’esteriorizzazione di nuova materia. Un centro dove è raggiunto un potere-controllo sulla manifestazione corporea.
Esattamente nel punto dove gli yogin collocano il chakra si trova un’importantissima ghiandola, la tiroide, con annesse quattro piccole ghiandole, le paratiroidi.
Inoltre, uguale collocazione topografica hanno, nella parte più interna della gola, le corde vocali sede dei suoni articolati ovvero della parola e della capacità di linguaggio che è l’espressione cosciente del concetto.
La tiroide, di derivazione endodermica, si sviluppa dal pavimento della faringe primitiva le cui cellule, a uno stadio molto precoce dell’evoluzione dei vertebrati, avevano acquistato la capacità di captare lo iodio sciolto nei liquidi dell’organismo.
Il peduncolo, che nell’embrione unisce la tiroide al pavimento della faringe, di solito scompare nell’adulto.
In alcune specie di elasmobranchi (classe di pesci) permane tuttavia un dotto che si apre nel pavimento della faringe.
A più riprese gli yogin parlano della possibilità di «riattivare vecchi circuiti energetici» e molto spesso nel percorso filogenetico si trovano «passaggi», «collegamenti» ormai persi, ma che un tempo hanno avuto significato funzionale.
Gli ormoni della tiroide sono di due tipi: iodio-tironine e calcitonina.
Tramite le iodio-tironine la tiroide regola tutti i processi metabolici e gli scambi energetici, in particolare attraverso il metabolismo dei glicidi (gli zuccheri). Il cervello utilizza per le sue funzioni quasi unicamente glicidi.
La tiroide influenza la crescita corporea e, in particolare, lo sviluppo del cervello, aumentando, per esempio, il numero delle sinapsi, cioè dei collegamenti tra cellule nervose. Inoltre, influenza lo sviluppo sessuale.
Le iodio-tironine esplicano la loro funzione mediante la captazione di iodio che viene legato a particolari aminoacidi nel surrene.
La capacità di accumulare iodio è presente già in alcuni tipi di alghe marine e viene poi sviluppata dai primi vertebrati. Nei rettili è tale elemento a influenzare la muta dell’epidermide (trasformazione di stato). Negli anfibi la tiroide determina la possibilità di metamorfosi.
Nei mammiferi la tiroide permette di completare armonicamente la crescita.
Nell’uomo permette di raggiungere un normale livello intellettivo, di sviluppare la coscienza.
Lo iodio è presente fondamentalmente nell’acqua di mare, utero primordiale della vita.
La carenza di iodio comporta, infatti, anche una mancata maturazione sessuale, cioè un blocco dell’attività del secondo chakra.
Inoltre, anche il cortico surrene è legato alla memoria e all’apprendimento. Un legame tra svadhishthana e vishuddha è presente anche per ciò che riguarda il metabolismo del calcio, e pertanto delle ossa, come «energia primordiale» (svadhishthana) e sua «trasformazione» (vishuddha).
La possibilità di catturare calcio dal mondo esterno e farlo proprio è, infatti, primitivamente legata al rene che è in grado di attivare la vitamina D, permettendole di legare il calcio nell’intestino. Il destino del calcio, in seguito, è invece diretto dalla tiroide.
Questa ghiandola, tramite le iodio-tironine, sembra quindi guidare e regolare, ovvero essere alla base di un passaggio a una tappa successiva dello sviluppo psico-fisico.
Tramite la calcitonina la tiroide ha effetto ipocalcemizzante e ipofosforemizzante: inibisce, cioè, il riassorbimento osseo e rallenta la degradazione del collagene scheletrico (che comporta la diminuzione dell’idrossiprolina nelle urine). Inibisce la perdita di calcio.
Favorisce, cioè, la stabilità dell’osso dirigendo il calcio dal sangue (ipocalcemia) verso l’osso e trattenendolo a livello renale.
Per quanto riguarda invece le paratiroidi, il loro ormone si chiama paratormone (PTH). Esso ha un’azione complementare alla calcitonina, cioè ipercalcemizzante. Regola la distribuzione di calcio e di fosforo nelle ossa (idrossiapatite di calcio). Promuove l’attività di riassorbimento dell’osso, nel senso che, se nel sangue c’è un tasso basso di calcio, il PTH lo preleva dalle ossa e lo dirige nel sangue.
Inoltre, ne favorisce l’assorbimento dall’ambiente esterno. Il PTH, infatti, media la sintesi di vitamina D «attivata».
Ogni giorno 700-800 mg. di calcio possono uscire o entrare nelle ossa. La vitamina D, attivata e trasmessa all’intestino, permette l’assorbimento di calcio e fosfati, il cui successivo destino viene regolato dalla calcitonina e dal PTH.
Nell’uomo, con l’avanzare dell’età, vi è una progressiva riduzione della calcemia, dell’assorbimento intestinale del calcio e della calcitonina, e un aumento del PTH che tenta di ristabilire la calcemia.
Ciò determina una progressiva osteoporosi, una rarefazione della materia, forse una preparazione a un passaggio verso una dimensione più spirituale?
Esaminando le funzioni che contraddistinguono queste ghiandole, possiamo dire che la tiroide e le paratiroidi governano la «stabilità» della materia corporea, la sua maggiore o minore «materializzazione» verso la sintesi di tessuti, o energizzazione verso l’apparizione e la stabilizzazione delle facoltà intellettive e la creazione di idee, permettendo così all’uomo di esprimere coscienza e autocoscienza.
Rappresentano, cioè, un punto nodale di passaggio di energia dal basso verso l’alto e viceversa e di esteriorizzazione di questa energia trasformata (ad esempio, la formulazione di idee), proprio come avevamo visto accadere esaminando le funzioni espresse dalla simbologia del chakra corrispondente.

 

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Tavola riassuntiva di Vishudda

 

 

 

 

Funzione Psicologica Capacità di recepire e assimilare, abbondanza
Associazione Sensoriale Udito
Sistemi  Associati Gola, tonsille, laringe, corde vocali, esofago
Nervi Plesso Cervicale
Ghiandole Tiroide
Elementi Etere
Colori Azzurro
Nota Musicale Sol
Cristallo Tutte le pietre azzurre, in particolare la Sodalite, il Calcedonio
Profumo Lavanda, Eucalipto, Neroli
Bijamantra Ham

 

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