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Yoga

L’AZIONE PSICOFISICA RIEQUILIBRANTE DELLA PRATICA YOGA

Lo Yoga agisce in profondità, sul corpo e sulla psiche, armonizzando ciò che è disarmonico, riportando equilibrio là dove questo è venuto meno. L’effetto di una pratica costante non è tanto una trasformazione della personalità quanto piuttosto l’integrazione e la maturazione delle potenzialità latenti che vi sono in ogni essere umano. L’allenamento, come si è detto, è graduale e progressivo: esso impegna lo yogin (colui che pratica lo yoga) sul piano fisico, mentale e morale.

Di solito gli occidentali che si accostano per la prima volta allo yoga ritengono di avere a che fare con una semplice ginnastica, sia pure di un tipo particolare, nata in India in un lontano passato con motivazioni mistico-religiose; una ben strana ginnastica, fatta di posture assurde e contorcimenti bizzarri, la quale tuttavia funziona, producendo effetti salutari e vitalizzanti, sicché può essere adattata ai fini utilitaristici del mondo occidentale d’oggi. Vi sono manuali di yoga che incoraggiano apertamente tale opinione, e bandiscono quindi ogni riferimento alla componente filosofica e psicologica della disciplina, mentre ormai nei villaggi vacanze di svariate località turistiche si impartiscono con disinvoltura lezioni di yoga accanto a quelle di tennis, surf a vela, o pesca subacquea. Molte palestre, parallelamente all’insegnamento delle arti marziali giapponesi, organizzano corsi di yoga e capita ancora di incontrare persone le quali ritengono che yoga e judo siano più o meno la stessa cosa. Si vedono nascere inoltre centri alla moda di «danza e yoga», destinati a signore con problemi di linea.

Tutto ciò contribuisce ad accrescere l’errata opinione che lo yoga, nella forma in cui può essere praticato dall’occidentale medio, si riduca a un’attività puramente fisica che consiste nell’assumere e mantenere determinate posizioni corporee. In verità lo Yoga attribuisce una grande importanza al corpo: molte tecniche hanno lo scopo di conseguire una perfetta padronanza delle funzioni fisiche. Nessuno più di uno yogin considera il corpo come tempio dello spirito e al tempo stesso come docile strumento dell’io superiore. Come un violinista, attraverso anni di strenue esercizio, perviene al pieno dominio del suo strumento, affinché nessun virtuosismo, per quanto ardito, gli possa essere precluso, così lo yogin acquista padronanza del suo corpo perfetto, che irradia armonia, vitalità e vigore.

Secondo lo yoga, infatti, non vi può essere alcun reale progresso sul piano spirituale finché il corpo costituisce un molesto fardello ed è soggetto a disturbi che compromettono l’armonia dell’unità psicofisica. Purtroppo la civiltà moderna non è la migliore alleata della nostra salute, nonostante i continui progressi della scienza medica. A questa infatti si chiede il miracolo quando anni e anni di errori hanno causato guasti irrimediabili: basta guardarsi attorno per osservare un’umanità spesso dolente, che paga in termini di sofferenza fisica e morale l’allontanamento da un regime di vita conforme alla natura. E il risvolto negativo che reca con sé l’accresciuto confort della nostra esistenza; mentre quasi i due terzi della popolazione mondiale vivono tuttora in uno stato di sottoalimentazione, nella nostra civiltà opulenta ci si ammala per eccesso di cibo.

Inoltre la maggior parte delle persone è ormai disavvezza a una sana, seppur faticosa, attività fisica, qual era, ad esempio, quella della civiltà rurale contadina.
Il ritorno alla natura: quante volte questo mito è ricorso nella storia dell’umanità.
Ebbene, esso costituisce per lo yoga un imperativo categorico.
Alimentazione, respirazione, igiene personale, posture, hanno il fine di restituire al corpo l’armonia di funzioni che gli compete. Serenità di spirito, energia e vitalità, sono il premio che lo yoga offre alla nostra perseveranza, purché si ritorni a vivere secondo i dettami della natura.

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