CHAKRA


TERZO CHAKRA – MANIPURA – 
LA CITTÀ DELLA GEMMA

È localizzato nella zona dell’ombelico.
Manipura appare come un loto di colore rosso fiammeggiante con dieci petali dal colore delle nubi della pioggia su cui spiccano altrettante consonanti di colore blu tenero: «d, dh, n (linguali), t, th, d, dh, n, p, ph».
L’elemento correlato è il fuoco, rappresentato da uno yantra triangolare che qui ha il vertice verso il basso, mentre in genere il fuoco, correlato con il maschile, è rappresentato con il vertice verso l’alto, poiché l’azione ignea è in questo contesto demandata alla Shakti.
Il triangolo è circondato da tre svastiche sui lati.
L’organo di senso rapportato al manipura sono gli occhi, sede della vista, mentre l’organo di azione è l’ano, cioè l’apparato escretore (comunque connesso anche con muladhara) che provvede a convogliare verso il basso le scorie prodotte dal processo di trasformazione e assimilazione che il fuoco compie.
La caratteristica principale di questo chakra è il calore per cui la concentrazione operata su di esso favorisce il riscaldamento e la combustione.
Il bijamantra è «ram», cioè la lettera «ra» nasalizzata.
E’ il bijamantra del dio Agni, signore del fuoco montato sull’ariete, visualizzato come una divinità dal colore del sole nascente, fiammeggiante, con quattro braccia che recano in due mani il rosario e la lancia, mentre le altre due sono atteggiate nel gesto che dissipa la paura e nel gesto del dono.
Nel puntino che viene posto sulla lettera per nasalizzarla è inscritta un’altra divinità, Rudra, ovvero il dio Shiva, il dissolutore dell’universo, qui rappresentato come un vecchio di incarnato vermiglio, cosparso di cenere, con tre occhi e due braccia, le mani atteggiate nel gesto che dissipa la paura ed elargisce doni, seduto sul toro Nandin, sua cavalcatura.
La Shakti qui si proietta come Lakini, terrificante dea su un loto rosso, ebbra d’ambrosia, fiammeggiante, di colore blu scuro, vestita di giallo, con le zanne, tre volti con un terzo occhio in ciascuno, quattro braccia, con la lancia e la folgore in due mani e le altre due atteggiate nel gesto che dissipa la paura e in quello del dono.
E’ ghiotta di carne ed è associata al tessuto muscolare.
 
 

Manipura, il loto dell’armonia


È situato nella zona ombelicale. Il suo nome significa: mani, «gemma grezza», appena estratta dalla terra (ratna è la gemma lavorata), pura «città». Il suo simbolo comprende, andando dall’esterno all’interno, un fiore a dieci petali con inscritto un triangolo a punta in giù.
Il numero 10 espresso dai petali del fiore è, secondo i pitagorici, la «santa Tetraktis» ovverosia il numero che descrive, raccogliendolo in sé, l’intero sviluppo della manifestazione e la cui formula numerica è: 1+2+3+4 = 10.
E’ il numero perfetto che dà la conoscenza di sé e del mondo.
Anche in Cina la Tetraktis è invocata come il dio dell’armonia.  Con il numero 10, quindi, tutti i «diecimila esseri» sono messi in rapporto tra loro, collegati armonicamente e in tal modo si possono «conoscere».
Il triangolo è in India il simbolo del fuoco e del sesso maschile, se ha la punta in alto (lingam); dell’acqua e del sesso femminile, se la punta è in basso (yoni).
Nell’alchimia è il simbolo del fuoco.
Il triangolo è anche l’espressione geometrica della Tetraktis. Essendo presente in questo chakra tejas, il fuoco ardente, ed essendo il suo elemento proprio il fuoco, si può ritenere che il triangolo qui raffigurato, anche se a volte presenta la punta in giù, simboleggi dal punto di vista materiale proprio il potere del fuoco con la sua capacità di distruggere e trasmutare ogni materia, separandone le componenti o coagulandole, riunendole insieme.
L’energia del chakra è ulteriormente specificata dalla presenza all’interno del triangolo di un ariete, anch’esso simbolo del potere solare, del potere del fuoco, di un’energia attiva, e di due dei, Rudra e Lakini: il primo è il trasformatore del creato, la seconda la benefattrice.
L’uno separa, l’altra riunisce permettendo a tutte le cose di entrare in rapporto tra loro.
D’altronde, come già accennato, il pianeta che le antiche scuole esoteriche fanno corrispondere a questo chakra è Mercurio, perché è appunto il simbolo della capacità di collegare, di mettere in rapporto le cose tra loro: il Mercurio alato, sospeso tra terra e cielo.
Il suo colore è il rosso: qui il calore raggiunge il massimo. Il rosso è, infatti, il colore a lunghezza d’onda più lunga ed è quello che meglio esprime l’energia del fuoco che si manifesta in questa ruota e parte del corpo.
Nella zona dove si colloca questo chakra si trova un importantissimo plesso dell’ S.N.A., il plesso solare che rappresenta il punto focale d’innervazione dell’apparato digerente: la funzione digestiva è infatti interamente «controllata» da questo plesso attraverso l’azione di due organi «cavi», lo stomaco e l’intestino, e di due importanti organi «pieni», il fegato e il pancreas.
Al fegato è legato un altro piccolo organo cavo: la cistifellea.
Questi organi permettono la digestione e l’assimilazione del cibo; ciò significa che il cibo, parte del mondo extra individuale che viene portata dentro l’individuo, arriva nello stomaco, «fornace» biologica dove, attraverso un fuoco chimico (ad esempio, l’acido cloridrico), il cibo viene digerito, «bruciato», cioè viene distrutta la sua forma e individualità, viene trasformato nelle sue componenti più semplici, anche attraverso l’azione del fegato e del pancreas, in modo tale da poter passare nell’intestino, luogo dove il cibo, ormai trasformato, viene assimilato, cioè portato nel sangue, a diretto contatto dell’individuo che lo ha mangiato, per poi divenire parte delle sue stesse cellule, cioè sua parte integrante.
In questo modo il mondo individuale e quello extraindividuale vengono in contatto, si trasformano l’uno nell’altro.
Perciò viene detto «noi siamo ciò che mangiamo», perché quel particolare tipo di «energia» che introduciamo resta dentro di noi, diviene parte di noi e, come parte che ci appartiene, possiamo anche conoscerlo (o «riconoscerlo»?).
L’apparato digerente ha, pertanto, la funzione di mettere in rapporto l’individuo con il mondo esterno attraverso un fuoco separatore e distruttore, che poi permette, però, un’assimilazione, ovverosia una benefica riunione all’interno di un’unica individualità.
Notiamo qui che la prerogativa dell’uomo di essere, unico tra tutti gli animali, onnivoro, cioè di potersi nutrire di qualsiasi cibo, lo colloca ancora una volta all’apice dell’evoluzione.
Infatti, se si prosegue in questa interpretazione del processo assimilativo e digestivo, ne consegue che l’uomo è in grado di venire in contatto, contenere, conoscere, tutte le individualità del macrocosmo, ovverosia che l’uomo è (o può essere) lo specchio integrale dell’universo, confermando l’analogia, cara all’Oriente e all’Occidente «esoterico», tra macrocosmo microcosmo.
Collegata al chakra manipura, gli yogin citano la vista. Si puo notare che la formazione embriologica delle papille ottiche (estroflessioni del tessuto nervoso cerebrale ectodermico), e successivamente dell’occhio, avviene solamente in presenza di un contatto tra la cupula del sacco vitellino (che è il primordiale apparato digerente, endodermico) e la zona delle papille ottiche.
E’ singolare che il contatto sia proprio tra il foglietto più esterno, l’ectoderma, e quello più interno, l’endoderma.
L’occhio trasmette subito informazioni (cioè elementi recepiti dall’esterno) al cervello, la cui funzione di assimilare, contenere, trasformare, elaborare informazioni può essere considerata analoga, seppure su un piano più «sottile», a quella dell’intestino.
La medicina cinese ha sempre sottolineato il rapporto tra fegato (quindi funzione digerente) e occhio, come appartenenti a un «sistema» comune. Anche per la medicina occidentale sono evidenti i rapporti tra le patologie epatiche e l’occhio (l’occhio giallo dell’itterico, l’occhio arrossato del cirrotico…).
Infine, la vista è indubbiamente il senso che permette di «ingerire» il maggior numero di particolari del mondo esterno contemporaneamente (almeno per l’uomo in cui si sono affievoliti gli altri sensi) per consentire al cervello di «assimilarli».

 

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Tavola riassuntiva di Manipura

 

 

Funzione Psicologica Capacità di provare piacere, espansività, consapevolezza della vita, azione, volontà
Associazione Sensoriale Vista
Sistemi  Associati Milza, colon trasversale, fegato, stomaco, intestino tenue
Nervi Plesso Solare
Ghiandole Pancreas
Elementi Fuoco
Colori Giallo
Nota Musicale Mi
Cristallo Tutte le pietre gialle, in particolare la Calcite, il Citrino, il Topazio
Profumo Bergamotto, Limone, Rosmarino
Bijamantra Ram

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