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Yoga

LO YOGA È CONSIDERATA LA SCIENZA DELL’ANIMA

Lo yoga è una rigorosa auto disciplina che insegna a conoscere sé stessi, con tutte le possibilità e tutti i limiti propri di ogni individuo; è una via che ognuno può percorrere, una via che si apprende comunque solo attraverso la pratica costante e quotidiana.
Lo yoga è antico come il mondo, è una pratica a cui tutte le culture di tutti i tempi hanno sempre attinto e continuano ancora oggi ad attingere. È una disciplina straordinaria perché mette in grado la persona di partire da sé, dal suo corpo, dal suo respiro, dalla sua mente, per poter agire su tutto ciò che la circonda. Erroneamente vista e interpretata da molti come una tecnica puramente individualistica, insegna in effetti che la forza acquisita dal singolo si propaga naturalmente a tutti quelli che lo circondano, fino alla continuità in cui vive; non a caso lo yoga insegna che “se il corpo cambia, cambia lo spirito e se io spirito cambia il cosmo intero si modifica”.

Un altro errore ricorrente è quello di dividere lo yoga in tante differenti correnti che creano nel neofita solo una grande confusione.
Questa idea confusa può venire però anche esclusivamente dalla visione soggettiva di chi lo segue e lo tramanda: risulta infatti che i religiosi lo interpretano solo come se fosse una religione (Yoga ishtadevata), i ginnasti lo vedono solamente come un insieme di pratiche fisiche (asana dell’Hatha Yoga) e dagli appassionati della musica viene considerato a livello di strumento sonoro (Nada o Mantra Yoga). C’è poi chi segue lo yoga come via della pura devozione a una forma divina (Bhakti Yoga) o chi lo considera soltanto in funzione del risultato delle proprie azioni (Karma Yoga). Ciò che stupisce è che ci sono numerose persone che decidono di “fare meditazione” ricercandola nelle vie del buddhismo zen o tibetano, anche se sono praticanti dello yoga, come se lo yoga in se stesso non contemplasse la meditazione (Dhyana Yoga), anche se in una prima forma leggera, e si attenesse esclusivamente ad esercizi corporei.

E fondamentale, per chi si avvicina alla disciplina, decidere di accettare ciò che avviene, diventare semplicemente osservatori attenti e silenziosi di sé stessi, non voler affrettare i tempi, che devono essere necessariamente lenti, proprio come necessariamente lenta è l’esecuzione di ogni esercizio yoga. Non bisogna neppure crearsi false illusioni di raggiungere chissà quale alta vetta, magari tenendo ben presente che “non è importante fare dei passi che un giorno ci condurranno al fine, ognuno di questi passi deve essere in sé stesso una meta”. È fondamentale in ogni caso accettare ciò che avviene, senza drammatizzare da un lato sentendosi fragili mentalmente e perciò inadeguati o pensare dall’altro di aver raggiunto così facilmente “l’illuminazione”.

Il movimento energetico che si crea attraverso le asana è tale che può veramente portare chi è particolarmente sensibile a quelli che si possono definire “stati di coscienza alterati”. È doveroso perciò per chi insegna non alimentare particolari sensazioni nelle persone che non hanno ancora trovato un buon equilibrio, che non sono ancora ben “centrati” e mentalmente forti.
Certamente è corretto iniziare attraverso le asana un lavoro corporeo, per sciogliere le tensioni muscolari, per conoscere meglio il corpo, per aiutarlo se ha dei problemi a riequilibrare le energie vitali degli organi e dei visceri, ma ricordando comunque che si lavora sempre contemporaneamente anche su piani più sottili:

  • sul respiro;
  • sul suono che è parte del respiro stesso;
  • sul simbolo che ogni forma o respirazione contiene;
  • sui centri focali di energia, i Chakra, che vengono stimolati in ogni esercizio;
  • sugli elementi del corpo che ai Chakra sono correlati e che occorre mantenere in armonia con gli stessi elementi esterni;
  • sulla concentrazione mentale e sulla meditazione.

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