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MEDITAZIONE

PREPARAZIONE, MOMENTI, POSIZIONI e DURATA

La Bhagavad-gita dice ché non può diventare uno yogin “chi mangia troppo o troppo poco, chi dorme troppo o troppo poco“; e il Buddha afferma che non bisogna dedicarsi né ai piaceri né alle mortificazioni, ma che bisogna seguire un’equilibrata “via di mezzo“. Egli stesso, dopo essersi dato all’ascetismo, lo abbandonò, avendo capito che il corpo dev’essere sano e solido.
A questo scopo è stato concepito lo Yoga, una ginnastica psicofisica, e non solo, che rende agili sia il corpo che la mente, considerandoli giustamente un’unità indissolubile.
Il Buddha ricorda opportunamente che proprio all’interno di questo corpo ha potuto raggiungere l’illuminazione, e san Paolo ribadisce che il vero «tempio dello spirito» è il corpo.
Sarebbe dunque opportuno far precedere la seduta di meditazione da alcuni esercizi yoga (torsioni, piegamenti, stiramenti) che risvegliano le energie sopite, rivitalizzando i Chakra posti lungo la spina dorsale e preparando alla concentrazione. La legge fondamentale dello Yoga è la stessa della moderna medicina psicosomatica: come ogni attività del corpo influenza la mente, così ogni attività della mente influenza il corpo.
È per questa corrispondenza che, nella meditazione, si dà una grande importanza alla postura del corpo. La posizione yoga che si assume è stata messa a punto in migliaia di anni, è stata studiata in ogni particolare ed è la più adatta alla meditazione.
Eseguire qualche esercizio yoga o qualche movimento ginnico è utile anche per un altro scopo: infatti, dopo ogni sforzo, il corpo si acquieta progressivamente, coinvolgendo in questo rilassamento la mente. In particolare, è importante osservare con attenzione il rallentamento del respiro: un’esperienza che ha un sicuro effetto meditativo.

Tradizionalmente i momenti più favorevoli alla meditazione sono l’alba, il tramonto, il mezzogiorno e la mezzanotte. All’alba la mente è più calma e serena, come in attesa, in sospensione. Al tramonto, con il declino della luce, si verifica un fenomeno che ha un potente influsso meditativo. A mezzogiorno e a mezzanotte si hanno mo menti di equilibrio tra forze contrastanti e tra bioritmi corporei.
Si tratta però di indicazioni di massima, perché bisogna tener conto dei temperamenti e dei bioritmi individuali. Certo è che, al risveglio (anche se non è l’alba), il cervello risente ancora delle influenze del sonno e dei sogni, che toccano le zone più profonde della mente, e ripete in piccolo un evento di rinascita. Quanto alla notte, è il periodo in cui le attività del mondo si placano e la mente si fa più meditativa; alcuni testi indù consigliano di meditare, quando si hanno gravi problemi nell'”ora più buia della notte”. Tuttavia la scelta dipenderà da preferenze personali:ognuno troverà il momento o i momenti più adatti in base alla propria esperienza e alle proprie disponibilità di tempo.

La posizione seduta è il fondamento stesso della meditazione, che è sempre una disciplina psicosomatica; non c’è maestro del passato che non venga ritratto in questa postura. In effetti, padmasana la “posizione del loto”, è quella che meglio permette, in tutte le sue variazioni, un atteggiamento fisico e mentale di raccoglimento. Non esiste altra postura che consenta di concentrare le estremità del corpo, i piedi e le mani, in un unico punto:il centro stesso della vita.
In padmasana, le gambe e le natiche formano una specie di triangolo e quindi una perfetta base di appoggio per il tronco, che deve stare eretto; il punto d’incrocio delle mani e dei piedi è anche il baricentro del corpo.
Come affermano gli Yogasutra di Patanjali, la postura, l’asana, deve essere stabile e comoda; nello stesso tempo, deve permettere di star seduti senza appoggio.
La posizione deve essere simmetrica, il tronco eretto; la testa spinge verso l’alto e la vita spinge in avanti. Il peso del corpo deve cadere in verticale ed è concentrato nell’addome inferiore. Qualunque asimmetria produrrà un dolore muscolare nel punto che rimane in tensione, e questo deve aiutare a correggere la postura.
Inoltre la posizione di meditazione non è una postura militare:deve essere la più naturale e la più comoda possibile. Mentre l’addome si protende leggermente in avanti, le natiche sporgono all’indietro; nello stesso tempo la testa spinge in alto e le gambe si appoggiano saldamente al terreno. Il tutto va però fatto senza tensioni e rigidità eccessive: ogni dolore, infatti, renderà difficile la concentrazione. E’ necessario che il corpo si rilassi e comunichi questa sua sensazione alla mente.

Non ci sono limiti di tempo per la meditazione. Esiste però una certa gradualità da seguire specie se si è agli inizi o se non ce nessuno che possa aiutarvi.
Inizialmente si può cominciare con soli dieci minuti, dopo occorrerà più tempo.
Occorre però seguire alcune regole importati. Quando deciderete di terminare la meditazione dovrete farlo gradualmente, muovendo con calma la concentrazione fino a che non riprenderete
coscienza del vostro corpo fisico e degli eventuali rumori che vi giungono dall’esterno.
Infine sciogliete la posizione lentamente.
Tenete presente che una meditazione prolungata porta il battito cardiaco e la pressione a livelli molto bassi e per conseguenza sarebbe scioccante un risveglio troppo repentino.
Il suono del telefono o qualsiasi altro rumore, durante la meditazione profonda, può procurarvi un tuffo al cuore. Per questo bisogna essere attenti nell’organizzare il luogo e le giuste condizioni per la pratica.

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